“Un angolo di Toscana dove il tempo si ferma”

Storia e simbologia della Cappella del Santo Sepolcro

Il culto francescano per il Santo Sepolcro e il fenomeno della sua riproduzione in Occidente è alla base della realizzazione del Sacro Monte di San Vivaldo. Approfondiamo, quindi, la storia e le caratteristiche architettoniche di una delle Cappelle più simboliche di tutta la Gerusalemme di San Vivaldo.

La Storia del Santo Sepolcro

“A Gerusalemme, presso il Santo Sepolcro, era stata eretta una cappella nel luogo dove si riteneva – secondo una notizia dei Vangeli Apocrifi – che Cristo, durante la salita al Calvario, avesse incontrato Veronica, una delle donne che lo seguivano. Mossa da pietà, Veronica gli avrebbe asciugato con un panno il volto insanguinato, che sarebbe rimasto miracolosamente impresso sulla stoffa”. Per questo, nel IV secolo, l’imperatore Costantino fece erigere alle pendici del monte Calvario, su una tomba rupestre tradizionalmente identificata con quella in cui era stato deposto Gesù, il Martiryon, una grande basilica a cinque navate, e l’Anàstasis (resurrezione, in greco), un’edicola a pianta centrale con cupola. La basilica venne più volte distrutta e ricostruita finché, in seguito alla conquista di Gerusalemme da parte dei Crociati tra XI e XII secolo, fu eretta un’unica chiesa che comprendeva i siti del Calvario, della Sepoltura e della Resurrezione di Gesù. Al centro della rotonda della chiesa si trovava l’edicola del Santo Sepolcro, divisa in due parti: un vestibolo (la cappella dell’Angelo) e la tomba.

Calvario, Golgota e Santo Sepolcro

C’è un legame tra i termini Calvario e Golgota e il Santo Sepolcro. Il termine latino Calvariae locus, che traduce la trascrizione greca del nome ebraico-aramaico Golgota, significa “cranio”. Questo nome indica il luogo situato fuori dalle mura di Gerusalemme dove Gesù patì e fu crocifisso. Il termine trova spiegazione, secondo alcune interpretazioni, nella conformazione a ciottoli del piccolo monte sul quale venne eretta la croce. Un’altra interpretazione, offerta da Origene, collega il nome al fatto che su quel monte sarebbe stato seppellito il cranio di Adamo. Per questo motivo in molte rappresentazioni della Crocifissione, compresa quella della cappella omonima a San Vivaldo, viene raffigurato un teschio alla base della croce di Cristo. Quando l’imperatore Costantino costruì l’Anàstasis, la santa croce presente sul Calvario rimase all’aperto. Il luogo del Golgota venne inglobato nella chiesa del Santo Sepolcro solo nel 1009, quando Costantino Monomachos ricostruì la chiesa dopo la sua distruzione per mano dei musulmani. Oltre al suo significato topografico, il Golgota è un simbolo centrale nella tradizione cristiana, rappresentando il luogo supremo del sacrificio di Cristo per la redenzione dell’umanità. La vicinanza del Golgota al Santo Sepolcro sottolinea il legame tra il luogo della crocifissione e quello della resurrezione, creando un’unica narrativa di sofferenza e speranza.

Cappella del Santo Sepolcro alla Gerusalemme di San Vivaldo

I Francescani si insediarono a San Vivaldo fra il 1499 e il 1500, prima con il consenso della comunità di Montaione e quindi di quella di Castelfiorentino. Grazie a loro, tradizionali custodi del Santo Sepolcro a Gerusalemme, anche la cappella di San Vivaldo ripete alcuni elementi architettonici della cappella di Gerusalemme come era nel Cinquecento, con qualche variante e adattamento. Come riporta la raccolta “La Gerusalemme di San Vivaldo. Guida alla visita del museo e alla scoperta del territorio”, a cura di Rosanna Caterina Proto Pisani:

«All’esterno, si presenta come un edificio quadrato terminante con un’abside circolare, ornato con archetti su colonnine ioniche e trabeazione in cotto. Entrando nel vestibolo, una piccola porta, conduce alla buia camera sepolcrale, dove sulla destra si trova il sarcofago. Nella cosiddetta cappella dell’Angelo si trovano due statue: Maria Maddalena, con il vasetto degli unguenti, e Sant’Elena, madre di Costantino, che nel IV secolo ritrovò il legno della croce su cui era stato crocifisso Gesù. Per la critica, lo scultore della figura del Cristo morto è il plasticatore fiorentino Agnolo di Polo, infatti il modellato semplice e un po’ aspro, insieme alla disposizione dei capelli tendenti a formare leggeri boccoli, sono giudicati suoi caratteri stilistici. Nella camera funeraria, in un sarcofago, si trova la scultura rappresentante il Cristo morto. Sulla parete di fondo, un affresco deteriorato, ma ancora leggibile, raffigura il Trasporto di Gesù nel sepolcro alla presenza di Maria e di San Giovanni Evangelista».

Data la ristrettezza dello spazio l’accesso è consentito a una sola persona per volta. Entrando, vedrai prima il volto e poi tutto il corpo di Cristo. Anche per queste caratteristiche, entrare in questa cappella rappresenta forse la tappa più importante della visita alla Gerusalemme di San Vivaldo e un momento emozionante di raccoglimento individuale.

Vieni a vivere questa esperienza di persona.

Questo sito è registrato su wpml.org come sito di sviluppo. Passa a un sito di produzione con la chiave remove this banner.