“Un angolo di Toscana dove il tempo si ferma”

Chiesa dei SS Giuseppe e Lucia

Costruita intorno alla metà del XVI secolo, la chiesa è comunemente chiamata dai Montaionesi la “chiesa delle suore” perché annessa a un monastero. I documenti indicano la data del 1562 quale anno risolutivo nel lento processo di edificazione del convento e della chiesa ad opera di sei giovani donne impagliatrici di fiaschi del piccolo comune della Valdelsa. Le fonti tramandano che, nonostante i tentativi di dissuasione da parte dei notabili del luogo, le sei donne, risolute a vedere realizzato l’edificio sacro, il 18 giugno del 1562 alle due del pomeriggio, “presa una scala a pioli”, entrarono nel monastero in costruzione. La chiesa risulta completata nel 1567, nonostante l’aperta ostilità da parte di Cosimo de’ Medici ma grazie alla sovvenzione di Giovanni di Simone da Filicaia, nel 1585 fu consacrata ai santi Giuseppe e Lucia, entrando a far parte dell’Ordine benedettino. La notizia tramandata dalle Memorie storiche di Montaione, secondo cui “le religiose vestivano di panno turchino ed erano sotto la protezione della Vergine Maria” suona a conferma dell’originario stato laico delle fondatrici e la loro affiliazione alla Confraternita del SS. Rosario.

Conservatorio femminile del XVIII secolo, il monastero fu coinvolto dalla politica di soppressione degli ordini monastici iniziata sotto il regno del Granduca Leopoldo II di Lorena e proseguita in età napoleonica.

Tutto il complesso è oggi di proprietà del Comune che nell’ex monastero ha la propria sede e ha compiuto nel tempo numerosi interventi di restauro della chiesa.

L’interesse della chiesa risale anche in una pala d’altare, tra i più importanti di Montaione, opera della monaca e pittrice Plautilla Nelli, al secolo Polissena de’ Nelli (Firenze 1524-1588). La domenicana Plautilla, miniatrice e “pictora”, come lei stessa teneva a definirsi, è la prima pittrice fiorentina di cui si conservano le opere, e una delle rarissime artiste donne celebrate da Giorgio Vasari, che ne lodava la vastità della fama e l’ampiezza della produzione, in “Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori”. Le opere di questa autodidatta formatasi in convento, ornavano nel ‘500 molte dimore nobiliari fiorentine, e parte dei suoi affreschi e i dipinti possono essere ammirati in chiese e conventi di Firenze come Santa Maria Novella e San Marco. Nel 2017 un’ampia mostra a lei dedicata dalla Galleria degli Uffizi ha coronato un processo di riscoperta critica dopo un lungo periodo di oblio, che ha restituito a Plautilla il ruolo che le compete nella storia dell’arte italiana.

Nel 2024, celebrando i 500 anni dalla nascita dell’artista, la tavola pittorica è stata restaurata, grazie al contributo di alcuni sponsor privati.

L’opera è stata smontata dall’altare e trasferita all’Opificio delle Pietre Dure dove l’Istituto Nazionale di Ottica del CNR, ha eseguito le indagini preliminari. In seguito è stata trasferita nel laboratorio di Roberto Buda per il restauro del supporto ligneo, iniziato con la disinfestazione dagli insetti xilofagi tramite anossia. La cornice è stata trasportata nel laboratorio di Roberta Lapucci per il restauro, mentre il dipinto è stato trasportato nel laboratorio di Rossella Lari.

La superficie pittorica presentava pulviscolo atmosferico, su una vernice alterata, ingiallita e scurita. Una vasta ridipintura del fondo scontornava i personaggi presenti e i fiori. Anche il manto blu della Madonna era quasi totalmente ripassato. Gocciolature di vario tipo rigavano il dipinto e una costellazione di schizzi di cera di candele, punteggiava la parte bassa. Una vasta mancanza di colore e preparazione, era sul lato destro.

Il materiale sovrammesso alla pittura è stato rimosso, ritrovando il colore originale, in parte consunto da precedenti interventi, e con slittamenti di colore che creavano ragnatele scure sul fondo. Dopo la stuccatura delle mancanze è stato eseguito il restauro pittorico, le verniciature hanno concluso il lavoro. Sono state rimosse le coroncine presenti sulla testa della Madonna e del Bambino, e sono esposte in una teca collocata accanto al quadro.

Plautilla Nelli

Plautilla Nelli, la prima donna fiorentina ad affermarsi come pittrice nel Cinquecento, nacque il 29 gennaio 1524. Si fece suora nel monastero domenicano di S. Caterina da Siena alla fine degli anni ’30, quando aveva circa 14 anni. Potrebbe essere stata introdotta all’arte della miniatura da una suora più anziana, Maria Cleofe dello Scappella. Secondo il Vasari, Plautilla divenne una miniaturista prima di intraprendere la pittura da cavalletto. I suoi quadretti furono molto ammirati e ampiamente collezionati. Dipinse anche pale d’altare su tavola e tela. Le fonti contemporanee riportano alcune di queste opere di grandi dimensioni, tra cui due dipinti per S. Caterina da Siena (Compianto, oggi al Museo di S. Marco; Adorazione dei Magi, smarrito nell’1800), una Pentecoste per S. Domenico a Perugia (ancora in situ) e una Sacra Conversazione per S. Lucia a Pistoia (smarrita). Il suo dipinto più grande conosciuto è L’ultima cena creata per il suo refettorio. Fu realizzato con l’aiuto delle sue allieve (ora al Museo di S. Maria Novella). Anche le tre lunette installate sopra L’ultima cena—San Domenico riceve il Rosario, la Crocifissione e Santa Caterina da Siena in orazione—erano progetti di collaborazione (ora al Museo di S. Marco). L’ultimo dipinto di Plautilla Nelli di cui si ha notizia è una pala d’altare per il dormitorio del suo monastero. Secondo i fonti, questa tavola dipinta da “Madre Suor Plautilla e le compagne” fu terminata nel 1586, due anni prima della sua morte. Raffigurava il Padre Eterno con angeli, San Domenico e Santa Caterina da Siena (smarrita). Nel comporre i suoi dipinti, Plautilla attingeva spesso al lavoro di maestri associati alla Scuola di S. Marco. Si rifece anche a una collezione di disegni di Fra Bartolomeo della Porta, donati alle suore dopo la morte del suo erede, Fra Paolino da Pistoia.

Chiesa dei Santi Giuseppe e Lucia, Piazza Municipio, 1 – Montaione
43.552429, 10.911773

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